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Tre piccoli robot per stampare una casa in 3D
L’Institute for Advanced Architecture of Catalonia ha realizzato tre piccoli robot capaci di costruire qualsiasi tipo di struttura in tre dimensioni.

Anche l’industria dell’edilizia potrà beneficiare delle innovazioni introdotte nell’ambito della robotica e delle tecnologie legate alle stampanti 3D. È quanto dimostra il progetto portato avanti dal un team di ricerca dell’IAAC (Institute for Advanced Architecture of Catalonia) di Barcellona, che ha dato vita ad una serie di piccoli robot chiamati Minibuilders, capaci di realizzare qualsiasi tipo di struttura con la tecnica della produzione additiva.

La robotica e le tecnologie di produzione additiva offrono un grande potenziale innovativo all’industria edilizia. Un gruppo di ricerca dell’Institute for Advanced Architecture of Catalonia, con sede a Barcellona, si è posto l’obiettivo di migliorare le tecniche di stampa 3D per superare gli ostacoli che oggigiorno impediscono la stampa in grandi dimensioni.

Il punto di forza del progetto è rappresentato dal fatto che, a differenza di altri finalizzati alla realizzazione di case ed edifici con tecniche simili, in questo caso non ci sono limiti in termini di dimensioni. In altre parole, nonostante i robot impiegati siano relativamente piccoli, possono costruire pareti alte diversi metri.

Per capire di cosa si sta parlando basta dare un’occhiata al filmato in streaming qui sopra, utile anche per comprendere perché si parla di tre robot e non di uno soltanto: il primo costruisce le fondamenta, il secondo sviluppa la struttura in altezza e il terzo si occupa di “stampare” le parti verticali che garantiscono la necessaria robustezza al tutto.

L’obiettivo era quello di realizzare una famiglia di piccoli robot capaci di costruire oggetti molto più grandi di loro. Ognuno è stato realizzato per portare a termine un compito ben preciso, nelle diverse fasi della costruzione. Così, al contrario di quanto avviene con l’impiego di una sola grande macchina, i piccoli robot lavorano in modo indipendente e coordinato.

Il materiale utilizzato non è cemento, come potrebbe sembrare dalla consistenza e dal colore, ma un polimero ottenuto miscelando polvere di marmo e un poliuretano adesivo (Axson Easymax), in grado di asciugare in pochi secondi dopo essere stato espulso. Stando a quanto dichiarato dal team responsabile, servirà almeno un decennio perché tecniche di questo tipo possano essere introdotte nell’industria edilizia su larga scala.
Cristiano Ghidotti da webnews.it

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