USA: ecco la scienziata che vuole creare un cuore umano

“Essere chiamata Dr. Frankenstein è in effetti uno dei più grandi complimenti che abbia mai ricevuto”. La dottoressa Doris Taylor, direttrice delle ricerche di medicina rigenerativa del Texas Heart Institute è certamente dotata di senso dell’umorismo e di autoironia a sufficienza da non prendersela quando viene paragonata allo scienziato del romanzo di Mary Shelley. Anche perchè, proprio come lui, la ricercatrice sta esplorando i confini della scienza medica con un obiettivo preciso, ambizioso ed estremamente complesso: creare un cuore umano.

Il principio di base è tanto semplice in teoria quanto problematico nella pratica: prelevare le cellule di un organo morto e ripopolare la struttura proteica con cellule staminali immunologicamente compatibili con il ricevente. Un metodo caratterizzato da difficoltà notevoli, ma che risolverebbe il problema della disponibilità di organi per i trapianti, con quasi nessun rischio di rigetto per il ricevente.

In passato i ricercatori hanno avuto un qualche successo nei tentativi di ricreare organi relativamente semplici come vesciche e trachee. Ma quando si parla di polmoni, reni e cuore il discorso cambia radicalmente: la difficoltà principale consiste nel posizionare cellule di molti tipi diversi esattamente nelle posizioni necessarie, e queste dovrebbero andare a costituire le reti di vasi sanguigni necessari a mantenere gli organi in vita.

Non solo: questi organi dovrebbero anche essere sterili, in grado di crescere nel caso dovessero essere inseriti in un ricevente giovane, ed in grado di auto-ripararsi. Senza contare che dovrebbero funzionare per tutta la vita del paziente. “Penso che sia assolutamente fattibile – ha dichiarato la Taylor a Nature – ma non credo sia facile”.

Un aiuto a questa ricerca potrebbe forse essere fornito dalla tecnologia della stampa 3D, che tra le tante possibili applicazioni include anche delle innovazioni in campo medico come il bioprinting, ossia la “stampa” di organi umani. Grazie ad una stampante Novogen MMX Bioprinter, considerata la prima stampante 3D in grado di ricreare tessuti umani, è stato possibile ricreare un mini-fegato in grado di sopravvivere per cinque giorni, producendo proteine, colesterolo e persino metabolizzando l’alcool, proprio come un “normale” fegato umano.

Novotech, che ha creato il dispositivo insieme ad Organovo, ha messo a punto un sistema di calibrazione in grado di posizionare ogni singola cellula con un margine di errore di pochissmi micrometri (la millesima parte di un millimetro): proprio uno degli aspetti di maggiore difficoltà del metodo della dottoressa Taylor, che da questa tecnologia potrebbe ricevere un consistente aiuto per la sua ricerca.

Di Alessandro Martorana   da it.ibtimes.com/articles/52244/20130705/cuore-creare-staminali-ricerca-metodo-trapianto-rigetto-stampa-3d.htm#ixzz2YRqVAa61

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