A guardarlo bene si capiscono i suoi interessi 🙂 ma alla fine la rcostruzione bioarcheologica ha un senso.

Stampanti in 3D per capire come erano fatti i nostri antenati
All’Università di Zurigo Christoph Zollikofer studia l’uomo di Neanderthal replicando le ossa degli antenati

Focus - Zollikofer - Bruno Knellwolf
Focus – Zollikofer – Bruno Knellwolf

La tecnologia della stampa in 3D non guarda solo al futuro, ma anche al passato. Per capire meglio la nostra storia e l’evoluzione dell’uomo. Pioniere di queste ricerche è Christoph Zollikofer, che studia l’uomo di Neanderthal nel suo laboratorio di antropologia all’Università di Zurigo e in particolare analizza le ossa del cranio di neonati. Che sono estremamente fragili e rare da trovare. Così il ricercatore, già vent’anni fa, ha messo a punto un sistema per riprodurle sfruttando le prime stampanti in 3D, che però erano molto costose, utilizzavano solventi tossici e il procedimento di stampa durava molte ore.
Replicare le ossa degli antenati
Poi la tecnologia si è evoluta e Zollikofer, oggi, può avvalersi delle nuove apparecchiature che permettono di replicare, in materiale plastico, le ossa dei nostri antenati in modo da poterle studiare meglio, come ha raccontato su Nature. Non solo: siccome il cranio dei Neanderthal è piuttosto grosso (come quello dell’uomo moderno) il ricercatore svizzero si è posto il problema di capire se questa caratteristica potesse costituire un problema al momento del parto. Secondo alcuni ricercatori no, perché il bacino delle donne dell’epoca era molto largo. Ma Zollikofer lo ha ricostruito (sempre in 3D) e, fatte le debite misurazioni, ha concluso che le donne neanderthaliane non erano affatto favorite dalla loro struttura anatomica quando dovevano dare alla luce un bambino. Ma questo era (forse) il prezzo da pagare, allora come ora, per avere anche un cervello sviluppato.

di Adriana Bazzi da corriere.it

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