teschio 3d stampatoDobbiamo reimmaginare cosa accade nel mondo 3d autonomo

Protesi – Quelle per la piccola Emma, una bimba statunitense di due anni affetta da artrogriposi multipla congenita, una malattia genetica caratterizzata da rigidità articolare, sono delle protesi stampate in 3D leggere e più confortevoli delle molte, metalliche, già in circolazione. Almeno per il momento, però, sono del tutto inadatte per peso e conformazione. Realizzate con una stampante Stratasys, consentono alla piccola di giocare, colorare e mangiare da sé. Ne ha già cambiato un paio con la crescita, operazione molto più economica visti i mezzi e i materiali.

Teschio
In Connecticut, grazie al  Oxford Performance Materials, un uomo statunitense ha ricevuto l’impianto di una protesi artificiale che ha rimpiazzato ben il 75 per cento del proprio cranio. Prima, la testa è stata scansionata per poi sfornare la protesi su misura. E non è un caso singolo: la tecnica è già stata battezzata (e approvata dalle autorità competenti Usa) OsteoFab Patient Specific Cranial Device.

Orecchio
A sfornare l’orecchio sintetico – o meglio, dei padiglioni auricolari – è stato un team di ricercatori della Cornell University di Ithaca, New York, che ha sfruttato un materiale biosintetico. Lawrence Bonassar e Jason Spector hanno anzitutto creato il modello tridimensionale dell’orecchio esterno di una bimba di cinque anni e poi ne hanno prodotto il calco in plastica. Lo stampo è stato riempito di un idrogel fatto di collagene di ratto e cartilagine di bovino, un impasto lasciato crescere in terreno di coltura e poi impiantato sulla schiena di un ratto: dopo tre mesi, la cartilagine aveva quasi completamente colonizzato il collagene utilizzato da impalcatura. Quando le cellule saranno quelle dell’uomo, sarà possibile intervenire non solo in caso di malformazioni, ma anche incidenti.

Cellule staminali
Stavolta la scoperta, anzi l’esperimento, è degli scienziati della Herriot-Watt University di Edimburgo, che sono stati in grado di stampare in laboratorio ammassi tridimensionali di cellule staminali embrionali umane. Dopo il processo, queste cellule sono rimaste in vita e in grado di riprodursi, oltre che di trasformarsi in cellule specializzate. Questo significa che il salto verso i tessuti in 3D simili a quelli organici (o verso veri e propri organi di ricambio che rivoluzionerebbero il network dei trapianti cambiando il mondo) non è affatto fantascienza.

Ossa
Un team di ricercatori della Washington State University ha appena sviluppato una stampante in grado di produrre un ponteggio fatto di fosfato di calcio nel quale è possibile mettere a coltura cellule ossee. Una sorta di scheletro per lo sviluppo delle vere cellule che comporranno il nuovo tessuto: una volta impiantato in un organismo, la protesi 3D inizia a sciogliersi, dando spazio alla crescita dell’osso. Effetti collaterali: (sembra) zero. Per ora solo sugli animali.

da Wired.it

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