final fantasy 3d stampaPrima violazione di copyright per la stampa 3D
Square Enix ha bloccato la vendita delle sue action figure pirata dal sito di Shapeways

Lo sapevamo che prima o poi sarebbe successo: se Internet ha trasformato le industrie dell’editoria, del cinema e della musica, aprendo le porte al business digitale ma anche alla pirateria, non c’era alcun dubbio che la condivisione possibile attraverso Internet, unita alla possibilità di trasformare oggetti virtuali in oggetti reali offerta dalla stampa 3D, avrebbero cambiato il mondo dell’oggettistica, soprattutto di quella legata alle proprietà intellettuali.

Creare, condividere online e vendere oggetti unici è un’opportunità meravigliosa ma come sempre accade le proprietà intellettuali sono la vera fonte del business: così un fan di Final Fantasy ha messo in vendita delle bellissime action figure stampate in 3D attraverso il sito di Shapeways, a prezzi che variavano tra i 14 e i 60 dollari. Molti altri appassionati della celebre saga videoludica creata da Square Enix se li sono immediatamente aggiudicati; peccato, però, che il venditore non abbia mai contattato il publisher giapponese per ottenere i diritti necessari.

Come riportato da The Verge, Square Enix, che è estremamente protettiva delle sue proprietà intellettuali, ha immediatamente chiesto che le action figure venissero rimosse e Shapeways ha prontamente obbedito, spiegando che tutela dei diritti è una delle principali prerogative per la condivisione di modelli virtuali e oggetti stampati. Questo primo caso (probabilmente non è davvero il primo ma sicuramente è il primo di una certa rilevanza a livello mediatico) si è risolto rapidamente ma non c’è dubbio che situazioni simili a questa siano destinate a diventare più frequenti con la diffusione delle stampanti 3D consumer. Quando questo medium diventerà più comune, inizieranno a nascere i siti pirata (magari con base nei paradisi fiscali o in una nave in mezzo all’oceano) che commerceranno prodotti copiati illecitamente, traendo enormi profitti e invocando la “libertà di stampa”.

L’industria del merchandising è una fonte di reddito ad elevata profittabilità per molte aziende specializzate in proprietà intellettuali, quindi non c’è dubbio che queste si difenderanno con tutti i mezzi a loro disposizione. Eppure lo stesso si poteva dire dell’industria musicale e di quella cinematografica: entrambe, prima di capire che sarebbero dovute passare a sistemi di distribuzione digitali per contrastare più efficacemente i pirati hanno subito danni economici molto consistenti. Forse è meglio che anche le aziende specializzate in giocattoli e merchandising comincino a studiare a fondo il business della stampa 3D e le opportunità che esso offre.

di Davide Sher da youtech.it

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