Torniamo sulla Reliografia e sull’impatto tecnologico

Reliefography, la stampa 3D sbarca nel mondo della pittura
Nata dalla collaborazione tra Van Gogh Museum di Amsterdam e Fujifilm, la reliefography

La riproduzione più avanzata della storia. Axel Rüger, il direttore del Museo Van Gogh di Amsterdam si sarà lasciato un po’ prendere la mano dall’emozione, ma ne aveva e ne ha ben donde. Lo scorso mese di luglio il museo da lui diretto è stato protagonista di una vera e propria rivoluzione nel campo della riproduzione delle opere e capolavori pittorici. Una rivoluzione 3D che va sotto il nome di Reliefography.

Cos’è la Reliefography

Traducibile come rilievografia – anche se ciò potrebbe portarla a confonderla con la più classica tecnica di rilievografia – o reliografia, si tratta di una tecnica di riproduzione tridimensionale sviluppata dai laboratori belgi di Fujifilm. Una ricerca lunga sette anni, fatta di avanzatissimi laser, di scansioni digitali 3D e riproduzioni in altissima definizione.

La reliefography si compone di tre processi. Il primo prevede la scansione digitale in 3D dell’opera tramite l’utilizzo di avanzatissimi scanner laser. I dati raccolti nel corso di questa operazione vengono poi inviati a dei computer, il cui compito è quello di ricostruire, bit dopo bit, un’immagine digitale del quadro. Si tratta di un’operazione particolarmente delicata, dato che il quadro dovrà essere ricostruito in ogni più piccolo dettaglio, sbavature e passate di pennello comprese. L’ultima parte consiste nella riproduzione dei quadri tramite una stampa tridimensionale. Un processo particolarmente lungo, tanto che le macchine sono in grado di realizzare solamente tre copie al giorno.

Questo stesso processo viene riservato anche al retro della tela, così da creare delle copie identiche in tutto e per tutto all’originale.

Il risultato di questa complessa operazione tripartita è chiamato Rilievo proprio a causa della particolare tecnica pittorica utilizzata (il colore viene steso a strati sovrapposti per dare alla copia lo stesso effetto a rilievo che si ha nell’originale).

Lancio asiatico

Per il momento sono solo 5 i quadri del maestro di Zundert ad essere riprodotti con una tiratura di 260 copie (tutte numerate) ognuno. Le copie del Boulevard de Clichy del 1887, de Il raccolto del 1888, de I girasoli del 1889, del Campo di grano sotto un cielo nuvoloso e del Ramo di mandorlo fiorito del 1890 verranno messe in vendita sui mercati asiatici per testarne le potenzialità commerciali.

Hong Kong sarà la prima piazza dove acquistare, al costo di 25.000 dollari, le copie dei capolavori impressionisti e solamente in seguito si proverà a ripetere l’operazione in altre metropoli asiatiche come Tokyo, Shanghai e Singapore. Il museo spera di ricavare una cifra significativa da questa operazione di marketing e commerciale. “Vista la situazione economica generale, per i musei è necessario pensare a nuovi prodotti, nuove entrate, nuove idea di business”.

Certificata

Ai fortunati che riusciranno a mettere le mani su questi piccoli capolavori, verrà rilasciato anche un certificato del Van Gogh Museum di Amsterdam. Un certificato che attesta la non autenticità dell’opera. Tanto per essere sicuri che qualcuno non inizi a vantarsi con gli amici di avere in casa un Van Gogh originale e, emulando il Totò della Totoàtruffa del 1962, provi a rivenderlo a qualche sprovveduto. “È estremamente difficile distinguere queste copie dagli originali – assicura Axel Rüger – forse giusto l’occhio di un esperto può notare qualche differenza nell’incisione del pennello. Per il resto le due tele sono praticamente identiche”.

da fastweb.it

Non vi è dubbio che le stampanti 3D siano una delle novità tecnologiche più interessanti degli ultimi anni: il potenziali latente, in termini di innovazione, è semplicemente esplosivo, e potrebbe letteralmente rivoluzionare sia interi settori di mercato (pensiamo, ad esempio, alla produzione di piccoli utensili, che tutti potrebbero stamparsi comodamente in casa), sia i rapporti tra le persone e gli oggetti. Nessuno, fino ad ora, aveva però pensato che questa nuova tecnologia potesse essere impiegata anche per riprodurre le opere d’arte: l’idea è invece balenata nella mente del ricercatore olandese Tim Zaman, che ha sviluppato una tecnica per riprodurre i quadri in 3D, replicando anche i dettagli più minuti, come le singole pennellate.

Le riproduzioni sono create utilizzando una stampante Océ, capace di ricreare dipinti di grandi dimensioni a 600 PPI. Il processo è simile a quello di una stampante a sublimazione, con la testina che si sposta avanti e indietro più volte, aggiungendo un nuovo strato ad ogni passaggio.

da hdblog.it

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