jeremy rifkin societa-costo-marginale-zero Rifkin: «Il futuro è a costo zero»

Per uscire dalla crisi e risanare il Pil bisogna puntare sull’energia rinnovabile. Ecco la ricetta di Jeremy Rifkin, guru dell’economia sostenibile, tornato in libreria con “La società a costo marginale zero” (Mondadori), già best seller negli Stati Uniti e in Cina, dove ha venduto oltre 400 mila copie. Lo incontriamo a Milano, in attesa della presentazione del libro in programma domani alle 14.30 nell’ambito del Festivaletteratura di Mantova, cui seguirà un dibattito con il giornalista Riccardo Luna.
Lei scrive che il capitalismo è destinato a perdere il ruolo di arbitro della scena economica. Perché?
«Perché l’Internet delle cose (ovvero la fusione, in una grande struttura integrata e intelligente, tra l’Internet delle comunicazioni, la neonata Internet dell’energia e l’Internet della logistica) sta spingendo la produttività al punto in cui il costo marginale di produzione di numerosi servizi è quasi zero, annullando di conseguenza anche il profitto. Il fenomeno ha già seminato un certo scompiglio nell’editoria, nella comunicazione, nella discografia e nell’intrattenimento in generale, ma ora sta coinvolgendo anche altri settori commerciali come quello dell’energia da fonti rinnovabili, quello della stampa 3D o quello dell’istruzione superiore online. I dati parlano da soli: negli ultimi due anni sono stati sei milioni gli studenti americani iscritti a programmi d’insegnamento online a costo marginale quasi zero che offrono crediti formativi riconosciuti. Ovviamente, alcune industrie di stampo capitalistico continueranno comunque a crescere, penso per esempio a Google e Facebook, perché saranno in grado di aggregare le reti per creare commons collaborativi che consentiranno a miliardi di persone nel mondo di condividere l’Internet delle cose».
Quindi cosa ci aspetta?
«L’avvento della terza rivoluzione industriale. Stiamo già assistendo alla nascita di un’economia ibrida, in parte mercato capitalistico in parte commons collaborativo. Due sistemi economici che spesso operano in combinazione e talvolta in competizione. Lo scontro tra questi due paradigmi economici concorrenti è destinato a inasprirsi, tanto che nella seconda metà del XXI secolo il nuovo sistema economico basato sull’economia della condivisione e sui commons collaborativi diventerà il paradigma economico dominante».
Con l’avvento della terza rivoluzione industriale la scuola tradizionale è destinata a cambiare. Come si evolverà?
«Da autorità preposta all’istruzione, l’insegnante si trasformerà in guida. Quanto agli studenti, da automi passivi diventeranno imprenditori sociali, impegnati nella produzione gratuita di contenuti da condividere in modo free. Assisteremo così alla nascita di numerose comunità di colti e, quindi, a una democratizzazione dell’istruzione».
La produzione di beni fisici attraverso la stampa 3D garantisce indiscutibili vantaggi ma comporta dei rischi. Uno su tutti, le armi…
«Bisognerebbe promulgare una legge che ne impedisca la costruzione, anche perché nei prossimi tre o quattro anni in tutte le scuole del mondo si diffonderanno le stampanti 3D».
Il sottosegretario italiano agli esteri Benedetto Della Vedova è convinto che sia necessario legalizzare (e tassare) la marijuana per risanare il Pil e togliere ricchezza alla criminalità organizzata. Che cosa ne pensa?
«Personalmente, sono favorevole alla legalizzazione della marijuana: è molto meno pericolosa di quanto non siano alcol e tabacco. Inoltre, la legalizzazione contribuirebbe a risolvere almeno in parte il problema del sovraffollamento delle carceri. Detto questo, diciamolo chiaramente: non basta legalizzare le droghe leggere per riportare in attivo il Pil».
E quindi come possiamo uscire dalla crisi?
«Puntando sull’energia rinnovabile, di cui l’Italia è molto ricca. Occorre cambiare piattaforma e investire davvero sull’Internet delle cose, integrando l’Internet delle comunicazioni, l’Internet dell’energia e della logistica. Solo così si apriranno nuovi posti di lavoro. Ma fino a quando in Italia si useranno i combustibili fossili non potrà esserci una ripresa economica. Prendete spunto dalla Germania, dove stanno fiorendo cooperative per l’energia verde in tutto il paese che contribuiscono a trasformare i modelli della produzione energetica e gli schemi di consumo delle comunità locali. Risultato? La Germania genera più del 23% della sua elettricità con fonti rinnovabili, in gran parte gestite da cooperative. Non capisco cosa stiate aspettando!».
Ma come promuovere la produzione diffusa di energia da fonti rinnovabili?
«La strategia migliore è rappresentata da incentivi tariffari alle energie verdi».
L’America resterà ancora una locomotiva per l’Europa e in che misura?
«No, pur avendo ideato l’Internet delle cose dal punto di vista delle comunicazioni, gli Stati Uniti non hanno poi investito sulle energie rinnovabili a causa delle scoperte di giacimenti di shale gas sul proprio territorio e di sabbie bituminose in Canada. Una scelta opposta a quanto stanno facendo i più lungimiranti governi di Germania e Cina».
Parliamo di privacy. Come proteggere le fonti, i dati e le informazioni sensibili nell’era dello spionaggio elettronico?
«Con la creazione di un’autorità internazionale che dovrà proteggere i nostri big data e impedire che le multinazionali come Google o Facebook acquisiscano il monopolio».
Nicole Cavazzuti da ilmessaggero.it

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