beppe-grillo-stampa-3dE’ giusto a volte vedere prospettive critiche peccato siano usate per motivi politici

Quello che Grillo non dice sulle stampanti 3D
Un po’ di polvere d’alluminio, un raggio laser e la turbina del Boeing è pronta. Ma quello ipotizzato dal leader M5S è uno scenario realistico?

L’ultimo cavallo di battaglia di Beppe Grillo? Le stampanti 3D che stampano le turbine degli aerei e così diffuse negli Stati Uniti che i cittadini vanno in Comune per fabbricarsi “una canoa o una dentiera”.

L’impressione però è che – al solito – il leader del M5S la spari grossa, mettendo insieme poche e roboanti informazioni solo per far presa su chi lo ascolta.

Facciamo un po’ di chiarezza. Innanzitutto ci sono diversi tipi stampanti 3D, quelle più semplici che usano materiali plastici per realizzare giocattoli o oggetti di uso comune o di design e quelle industriali, in grado di lavorare anche il metallo. Ovviamente anche i costi sono diversi: quelle amatoriali costano ormai poche migliaia di euro, mentre le altre sono – oltre che di dimensioni difficilmente riconducibili a una stampante come la immaginiamo – ben più costose.

Le prime, inoltre, si stanno effettivamente diffondendo: sempre più spesso vengono esposte in fiere ed eventi e stanno nascendo in giro per l’Italia una cinquantina di FabLab, laboratori di “fabbricazione digitale” che permettono di confrontarsi con queste nuove tecnologie. Sono quelle con cui, secondo Grillo, potremmo stamparci la canoa. Ed è così in teoria. Peccato che non sia così semplice: non basta andare con un oggetto o con una foto per averne uno identico, ma c’è bisogno di un’immagine in 3D, realizzata con un software particolare che al momento non è a disposizione di tutti. “L’autocostruzione di una stampante 3d è alla portata di tutti, i progetti sono open e disponibili a chiunque”, spiega Giovanni Re, community manager di Roland Dg e Artigiano Tecnologico che organizza proprio in questi giorni un evento divulgativo sulla stampa 3D.

In ogni caso, difficilmente questa innovazione porterà a cambiamenti drastici nella nostra vita. “Basta pensare allo sviluppo di stampanti laser rispetto a quelle ad aghi”, spiega Leo Sorge, ingegnere elettronico e organizzatore del primo evento legato alla stampa 3D in Italia, “Quando hanno iniziato a diffondersi si pensava che tutti saremmo diventati editori, ma così non è stato. Chi preferisce pagare qualcuno per aprire uno sportello e fare benzina, può avere la capacità necessaria di usare questi attrezzi? La maggior parte no. Si crea comunque un mercato”.

Per quanto riguarda le turbine, poi, è effettivamente vero che esistono macchinari in grado di realizzare i pezzi da assemblare (sempre a partire da un’immagine ad hoc). Ma da qui a dire che questa tecnologia sostituirà l’industria ce ne vuole. E questo anche se il brevetto del macchinario che usa metalli scadrà a breve, come ci rivela Re.

E lo scenario ipotizzato da Grillo? “Arrivare a quel livello di sofisticazione vuol dire che siamo a una nuova rivoluzione industriale già compiuta”, spiega il tecnologo Massimo Chiriatti, “Non credo che basti solo la stampante 3D, ma è la convergenza di diverse tecnologie, in particolare nano, bio, e i nuovi materiali che saranno i drivers più importanti di ciò che consideriamo la Terza Rivoluzione Industriale”. “La semplificazione d’uso è uno degli elementi”, aggiunge Re, “Il secondo fattore è la condivisione dei contenuti e il terzo è l’uso di file intellegibili dai vari interlocutori”. “È un settore che sta crescendo”, conferma Sorge. Come è ancora tutto da scoprire. Ma, avverte Sorge, “se vogliamo portare nell’industria classica un sistema meno costoso per personalizzare i prodotti è un conto, ma non possiamo pensare a una nuova economia in cui ognuno ha a casa la sua stampante 3D, progetta modelli e si costruisce i propri oggetti”.

Clarissa Gigante  da ilgiornale.it

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