fablab CataniaA Catania la stampante digitale low cost che trasforma le idee in
Catania – È una nuova rivoluzione industriale che cambierà il mondo alla stregua del motore a scoppio e del pc. La stampa 3D si ripromette di capovolgere ogni logica di mercato, spingendo la produttività e rivitalizzando i settori in crisi. A Catania questa tecnologia sta per approdare grazie a un gruppo di professionisti pronti a scommettere sul “Fablab”, un format importato in Italia nel 2011 (a Torino) che permette ai creativi di sperimentare a basso costo e di trasformare le idee in prodotti. È stata definita una vera e propria palestra per inventori; una bottega hi tech pronta ad accogliere gli artigiani del digitale; un laboratorio per cervelli che vogliono investire sul territorio. I Fablab (dall’inglese “fabrication”, ma anche “faboulous” & “laboratori”) sono spazi aperti, incubatori che consentono di ideare prototipi grazie a macchinari di ultima generazione.
L’anima di questo progetto è una catanese cittadina del mondo di 47 anni, che ha studiato allo Ied (Istituto europeo del design) di Roma, intrecciando la sua vita con quella dei gioielli: ideati, disegnati, creati per aziende nazionali e internazionali. Carmen Russo, nonostante il nome, non ha niente a che fare con lo showbiz: esperta di design e modellazione, oggi ha voluto puntare tutto sulle potenzialità delle stampanti tridimensionali, riunendo 8 professionisti con l’intento di fornire soluzioni personalizzate vicine ai bisogni della gente, per rifuggire alle logiche della standardizzazione che ormai caratterizzano i mercati dell’Oriente, l’import e tutto ciò che di “chip” è possibile trovare sul mercato.
«La mia visione di Fablab – spiega – è un luogo dove le piccole e medie imprese possono esternalizzare la ricerca e lo sviluppo. Vogliamo iniziare con la prototipazione rapida, un misto di elettronica e informatica, grazie al 3D printing che consente di realizzare oggetti unici dalla complessità spinta, addizionando la materia e seguendo il percorso del file che è stato caricato: collane, lampade, vassoi, ma anche una protesi dentaria; il pezzo introvabile e ormai fuori produzione di un’auto d’epoca o di un elettrodomestico, il supporto per una macchina fotografica, il “negativo” di un qualsiasi modello ovvero gli stampi».
Investimento minimo e massima resa di creatività: perché basta un’idea realizzata con un software di design tridimensionale per ritrovarsi in mano con un oggetto solido. E ormai non è fantascienza. Dall’8 maggio (giorno di apertura dei laboratori di via Cifali) anche il capoluogo etneo avrà un punto di riferimento per maker, studenti, “non conventional people”, hobbisti, associazioni e ovviamente aziende. Oltre a permettere una totale libertà nelle forme, uno dei principali vantaggi di questa tecnica è la rapidità: «Quando i dirigenti di un’azienda devono scegliere tra diverse varianti di un nuovo prodotto – continua Carmen – è più facile per loro se possono tenere tra le mani un prototipo piuttosto che guardarlo su uno schermo. Si abbrevia così il processo di decisione. Siamo convinti che sia possibile fornire gli strumenti a chi non li ha avuti fino a ora. Convinti come siamo che, arricchendo la nostra consapevolezza, aumentiamo anche le opportunità personali e professionali».
Sono gli “oggetti impossibili” quelli che hanno permesso a questa nuova società di essere iscritta nel registro delle imprese come start up innovativa. Con questa tecnologia avanzata cambia il paradigma della produzione: sì all’eccellenza, al prodotto di nicchia, alla personalizzazione, alle piccole scale; no alla produzione di massa, standardizzata, omologata e omologante.
«Le connessioni fra oggetti e azioni – conclude Carmen – sono comandate dall’elettronica. Non basta fare l’involucro di un cellulare bisogna metterci dentro la componentistica necessaria per farlo funzionare, tanto per fare un esempio. Quindi nel Fablab Catania (che potrebbe rientrare tra le 50 start up siciliane ammesse a Smart&Start, l’agevolazione finanziata dal ministero dello Sviluppo economico), coi sette macchinari a disposizione si possono sperimentare nuove connessioni, nuovi intrecci, nuovi bisogni. Il creativo non è il genio a cui ogni tanto viene l’illuminazione, iconografia classica della lampadina accesa di Archimede di Disney, è una persona capace di visualizzare i problemi da angolazioni diverse e sviluppare nuove possibili soluzioni ai problemi posti».
L’innovazione si materializza; l’ingegno prende forma; le invenzioni trovano casa. Basta solo immaginare un sogno in tre dimensioni.

La Sicilia Assia la Rosa   da ragusanews.it

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