buswell stampa in calcestruzzoCalcestruzzo in 3D. Le stampanti potrebbero essere commercializzate in due anni
Da un lato i moduli in calcestruzzo sviluppati dalla Loughborough University, dall’altro la tecnologia “D-Shape” usata per i ‘rifugi lunari’. In entrambe i casi la fiducia è alta: 2 anni per la commercializzazione

Stampare il calcestruzzo in 3D potrebbe essere una prospettiva non così lontana.Per passare dalla teoria alla pratica, ovvero dallo sviluppo di prototipi alla loro commercializzazione, potrebbero volerci soltanto un paio d’anni. Perlomeno nel Regno Unito. E’ proprio dall’Uk che arrivano infatti due fra le esperienze più significative in termini di ricerca applicata e in entrambe i casi la fiducia rispetto all’ingresso sul mercato delle nuove tecnologie è alta.

Richard Buswell, professore ordinario di Building-services Engineering all’Università di Loughborough, ha trascorso quattro anni all’interno di un team di ricerca che ha sviluppato un processo computerizzato per la produzione di elementi in calcestruzzo complessi, irrealizzabili con mezzi tradizionali. Il progetto, dal valore di 2mln di dollari, e completato nel 2011, ha prodotto una serie di pannelli curvi di 1 mq con vuoti interni, realizzati con una malta ad alta resistenza e posti su una struttura a tre assi. La squadra di Buswell mira ora ad aumentare la produzione montando la testina di stampa su un braccio robotizzato a sette assi. Una tecnica che consentirebbe una produzione su larga scala del materiale, ma per implementarla i ricercatori hanno bisogno di un partner industriale. Se lo trovassero, secondo Buswell potrebbe essere possibile commercializzare la stampa in 3D in due anni o poco più.

Un altro scenario è quello proposto da Xavier de Kestelier, co-responsabile del gruppo di ricerca e sviluppo di modelli all’interno  del noto studio londinese di architettura Foster + Partners, impegnato da più di un decennio su un progetto per l’Agenzia Spaziale Europea. Il progetto, completato lo scorso anno, prevede la realizzazione di un “rifugio” spaziale costituito da una struttura cellulare realizzata attraverso la sovrapposizione di strati di Regolite (terreno lunare), che saranno prodotti con la stampante 3D “D-Shape”, creata dall’azienda britannica Monolite fondata dall’Italiano Enrico Dini. L’obiettivo che ora de Kestelier si pone è quello di portare la tecnologia ‘sulla terra’ e anche lui come Buswell sembra fiducioso: potrebbe avvenire nel giro di qualche anno.

da casaeclima.com

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