L’impronta digitale stampata in 3D aggira gli scanner biometrici

Defcon è uno dei più grandi eventi mondiali per gli hacker. Quest’anno l’evento si è svolto solo virtualmente, ma ci sono stati comunque contributi interessanti . Ad esempio, Yamila Levalle di Dreamlab Technologies ha mostrato come utilizza un’impronta digitale stampata in 3D per ingannare uno scanner biometrico .

L’autenticazione biometrica, compreso il riconoscimento facciale e gli scanner di impronte digitali, sta diventando sempre più popolare, ma ciò non significa che sia al sicuro dagli hacker. Yamila Levalle ha spiegato alla conferenza come potrebbe aggirare l’autenticazione biometrica per diversi tipi di scanner di impronte digitali. Durante la loro sessione, Levalle ha spiegato diversi metodi di soluzione alternativa, incluso l’utilizzo di una stampante 3D economica, che ha prodotto risultati positivi.

“La biometria è la scienza per stabilire o determinare un’identità basata sulle caratteristiche fisiche o comportamentali di una persona”, ha spiegato Levalle. “I sistemi biometrici sono essenzialmente sistemi di riconoscimento di modelli che leggono i dati biometrici come input, quindi estraggono l’insieme di caratteristiche da questi dati e infine lo confrontano con un modello memorizzato in un database”.

Il ricercatore ha spiegato che uno scanner di impronte digitali non deve trovare l’intero modello di caratteristiche distintive in un’impronta digitale umana per funzionare. Piuttosto, deve semplicemente trovare un numero sufficiente di caratteristiche e motivi che le due stampe hanno in comune.

Come parte della sua ricerca per vedere se è possibile utilizzare un’impronta digitale in 3D, che può ingannare maggior parte degli scanner, ha dichiarato che un UV resina tipo è stampante 3D necessaria. Per la sua ricerca, ha utilizzato l’economica stampante 3D Anycubic Photon, in quanto può stampare fino a una risoluzione di 25 micrometri. Levalle ha spiegato che le scanalature sulle impronte digitali umane possono essere alte da 20 a 60 micrometri.

Il primo passo nella loro ricerca è stato quello di elevare l’impronta digitale latente utilizzando una fotocamera digitale con funzionalità di immagine macro. L’immagine è stata quindi migliorata digitalmente utilizzando uno strumento Python open source per ottimizzare l’impronta digitale. Il passaggio successivo è stato quello di portare l’immagine in uno strumento di modellazione 3D, come TinkerCAD, per creare il modello effettivo.

La parte più difficile del processo, secondo Levalle, è stata ottenere che la configurazione della lunghezza e della larghezza dell’impronta digitale fosse della stessa dimensione dell’originale. Dal momento che non aveva un microscopio digitale per eseguire le misurazioni, questa è stata un’impresa difficile. Alla fine, dopo più di 10 tentativi, è riuscita a stampare in 3D un’impronta digitale che lo scanner potrebbe ingannare.

“Non è facile duplicare l’impronta digitale, richiede tempo ed esperienza, ma si può fare”, ha spiegato.

Lascia un commento