amsterdam 3d print canal house 02La casa nuova? Me la faccio con la stampante 3D Ad Amsterdam blocchi di plastica come pezzi di Lego per un edificio galleggiante. E in Italia c’è chi sperimenta costruzioni realizzate con la sabbia Il sito dove si sta costruendo la casa realizzata con la stampante 3D ad Amsterdam: pagando un biglietto si può visitare il cantiere La casa costruita con la stampante 3D ad Amsterdam

Chiunque abbia visitato Amsterdam ricorda gli antichi edifici alti e stretti, intuizione architettonica frutto (anche) di una tassa sulla casa basata sulla larghezza della facciata. La prossima rivoluzione edile della capitale olandese, invece, si fonderà sulla creatività, sempre indispensabile, e sulla stampa 3D. Addio mattoni stretti, gli architetti hanno cominciato la progettazione di una casa galleggiante di plastica, grazie a blocchi da costruzione simili a pezzi di Lego fuori scala. Hedwig Heinsman, architetto del DUS , una istituzione dedicata all’architettura pubblica, sostiene che il progetto dimostrativo lanciato questo mese non si pone momentaneamente l’obiettivo di produrre una casa già perfettamente funzionante. Molte parti dell’edificio saranno costruite e ricostruite più volte nel corso di tre anni (ma anche questa è novità), sulla base dell’impetuosa evoluzione della stampa tridimensionale. Si tratta, in senso proprio, di un “work in progress”, un esperimento che permetterà di esplorare e condividere le potenzialità della stampa 3D, in particolare per la la creazione di nuovi materiali. Potenzialità che hanno una sola via di verifica, spiega Heinsen: “Fare”. Il progetto non sarebbe possibile senza una stampante di 60 metri soprannominata il Kamermaker, che tradotto suonerebbe come “costruttore di camere”, una versione ipertrofica delle stampanti 3D ormai diffuse, poco più ingombranti di quelle per la carta che stanno in quasi tutte le case. Il Kamermaker impiegherebbe circa una settimana per stampare ogni parte, con disegno a nido d’ape strutturato. I primo blocco realizzato, che forma un angolo della casa e parte di una scalinata, pesava circa 400 chili. I blocchi saranno poi riempiti con un materiale espanso, ancora in fase di sviluppo, che si indurisce come calcestruzzo e aggiunge peso supplementare per legare insieme i blocchi. Non c’è che dire: un cantiere che merita d’avvero d’essere visitato e che, infatti, è aperto al pubblico al prezzo di 2,50 euro. L’idea di stampare case non nasce però ad Amsterdam, né in questi mesi. Tra quelli che possono rivendicare la prima intuizione c’è anche un ingegnere italiano. Si chiama Enrico Dini , parla con un piacevole accento toscano formato in quel di Pontedera ed è già noto nel mondo come “l’uomo che stampa le case”. Con un tocco originale in più: la sua megastampante 3D, probabilmente la prima al mondo nel suo genere, usa la sabbia e non la plastica, per costruire grandi oggetti di design, ma anche barriere coralline. Questa particolarità gli fece dire, alla manifestazione romana Maker Faire, tra le più vivaci nel settore, che per ora si limitava a costruire case per i pesci e non per gli umani. Ma è solo questione di tempo. L’hanno capito in Spagna, anzi, in Catalogna. A Bercellona Dini è di casa nell’Institute for advanced architecture of Catalonia (Iaac) con il quale segue un progetto di edilizia sostenibile per “stampare villette di terra cruda”. Una bella storia quella dell’ingegner Dini, la cui professione fu messa in crisi nei primi anni Duemila con l’ormai conosciuta delocalizzazione della produzione manufatturiera. Ma pochi anni dopo iniziò il sogno per la creazione della sua Monolite UK, stampante 3D votata all’edilizia, che oggi è realtà consolidata. Poco più di un anno fa , l’ingegnere dichiarò che “in due o tre anni già potremmo cominciare a vedere le prime, vere case ’stampate’ e abitabili”. Negli Usa alcuni ricercatori della University of Southern California, grazie a una tecnologia battezzata Contour Crafting , creata dal professor Behrokh Khoshnevis, prevedono una monumentale stampante 3D alimentata con cemento a presa rapida per fare sorgere in 24 ore una casa. Il cantiere della nuova edilizia, insomma, è aperto.

CLAUDIO LEONARDI da lastampa.it

 

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