La società è approdata sul sito di Crowfunding di Indiegogo e ne primo giorno ha già raggiunto il 25 %  del finanziamento richiesto che è di 25 mila dollari  totali.

3DRacers, come fare business con le piste giocattolo e la stampa 3D

La società creata da Marco D’Alia ha ideato una pista da corsa 2.0 in cui i veicoli sono costruiti con il 3D printing e controllabili tramite scheda Arduino: così il gioco tradizionale è simile a un videogame. “Il 2 febbraio parte la nostra campagna di crowdfunding”

Svecchiare il mercato dei giocattoli, sfruttare in pieno le potenzialità della stampa 3D, dare a bambini e adulti la possibilità di divertirsi con una pista da corsa 2.0. Marco D’Alia, 32 anni, originario di Roma, laureato in informatica ma con una passione per l’elettronica, ha trasformato questi desideri in un progetto concreto basato sulle tecnologie della stampa tridimensionale ed è pronto ad affrontare il test sul mercato attraverso una campagna di crowdfunding che si aprirà il prossimo 2 febbraio.

“L’idea mi è venuta dando un’occhiata più approfondita ai negozi di giocattoli – racconta Marco – e notando che molti giochi sono ancora quelli di quando ero piccolo io. Non c’è stata innovazione in questo settore, mentre i videogiochi si evolvono sempre di più e diventano sempre più perfetti. Siccome anch’io sono appassionato di giochi e videogiochi ho cercato di creare un prodotto con elementi fisici ma con le stesse caratteristiche di un videogame, con le stesse modalità delle corse automobilistiche su schermo”.

Così il progetto è nato un anno e mezzo fa, quando Marco ha cominciato a frequentare le assemblee di Arduino User Group (la community sviluppata intorno alla piattaforma elettronica open source Arduino) e ha iniziato a specializzarsi nella realizzazione di componenti elettroniche.

I primi circuiti fai-da-te li ha prodotti in Cina e man mano ha affinato l’idea iniziale, arrivando al prototipo della sua macchina 3D. Si tratta di veicoli, personalizzabili online e stampabili anche a casa con una stampante 3D, che si muovono grazie a una scheda elettronica, compatibile con Android e iOS. Tramite uno smartphone (dotato di bluetooth) e l’applicazione correlata si può cronometrare il tempo e calcolare il consumo di gomme e carburante per fare il pit stop. Si partecipa, così, a un gioco di squadra nel quale sono i giocatori a decidere i livelli e i percorsi.

Cavalcando le previsioni che fanno della stampa 3D l’industria manifatturiera del futuro, Marco ha fondato una startup a Londra, 3D Racers, in collaborazione con Stefano Tresca, mentor e imprenditore, e Matteo De Cicco, che si occupa dello sviluppo delle schede elettroniche.

“Abbiamo deciso di fondare una ltd (simile a una società a responsabilità limitata, ndr) in Gran Bretagna – spiega Marco – per accedere più facilmente alle campagne di crowdfunding, dato che alcune piattaforme, come Kickstarter, non sono attive in Italia. Poi è una città che offre molte opportunità e che io amo particolarmente”. I

l lancio della campagna di crowdfunding avverrà il prossimo 2 febbraio e il goal da raggiungere sarà di 30 mila sterline. “Non sappiamo ancora se andremo su Kickstarter oppure Indiegogo – dice Marco -. Ci siamo mantenuti bassi nella cifra da raggiungere perché anche se dobbiamo realizzare prodotti fisici, abbiamo costi di produzione contenuti, grazie alle moderne tecnologie delle manifatture digitali”.

Le macchine del gioco e l’intera pista da corsa, infatti, possono essere stampate da chiunque abbia una stampante 3D (in filamento di plastica fuso, strato su strato). In alternativa, 3DRacers si avvarrà del partner 3DHubs che ha 10 mila centri di stampa in Europa e Stati Uniti e ogni ordine sarà inviato alla fabbrica più vicina al cliente.

L’obiettivo è di creare un prodotto che faccia della stampa tridimensionale la sua anima. “Spesso si vedono imitazioni di prodotti reali stampati in 3D – dice Marco D’Alia – e anche negli store online più famosi del settore, come Shapeways, ci sono soltanto gioielli e soprammobili. Noi pensiamo di poterci posizionare bene in questo mercato perché c’è una grande richiesta di oggetti, gadget curiosi e giochi divertenti. 3DRacers ha anche una parte open source, in modo che la scheda sorgente possa essere riprogrammata. Mi piace pensare a un prodotto che nasce in un modo e viene poi cambiato e migliorato dagli stessi clienti o dalla community di giocatori che potrà crearsi. Così potremo avere nuovi veicoli, nuovi oggetti in movimento, nuove dinamiche di gioco e addirittura nuove schede riprogrammate e ristampate”.

I primi feedback positivi sono arrivati alla Maker Faire di Roma, lo scorso ottobre, dove 3DRacers ha mostrato una vera pista da gioco con componenti in carta e macchine che si sfidavano fino a un massimo di quattro giocatori. “C’è stato molto entusiasmo – racconta Marco – tanto che abbiamo dovuto dividere in due file gli adulti e i bambini. Ora siamo molto focalizzati sulla campagna di crowdfunding che ci permetterà di avviare l’attività e di fare anche un primo test. Poi forse valuteremo qualche acceleratore o incubatore specializzato in startup con prodotti fisici”.

di Annalisa Lospinuso da economyUp.it

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